NO ! PAZZIA    CHE FARE ?


il libro : "accettare le voci - le allucinazioni auditive: capirle e conviverci -", a cura di marius romme e sandra escher, ed. it. Giuffré milano 1997, è una raccolta di esperienze e un testo base che ha aperto un'ampia pista pratica oltreché teorica, parallela se non alternativa alla psichiatria farmacologica.

riportiamo qui integralmente il capit. 5, di Sandra Escher : "parlare delle voci"
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PARLARE DELLE VOCI

SANDRA ESCHER

Il bisogno di discuterne

Le persone che odono voci sentono di aver a che fare con un altro mondo, il quale può sopraffarle e che pretende la loro atten-zione, escludendo tutto il resto; in maniera molto simile al modo in cui tutti quanti noi possiamo essere talvolta sopraffatti da violente emozioni. Ne consegue che il potere della ragione può arrivare quasi ad estinguersi, almeno all’inizio, rendendo impossibile alla persona portare avanti la sua vita di tutti i giorni senza essere influenzata da un’esperienza così invadente e confusiva.

Dopo le molte interviste e le discussioni avute con gli uditori di voci negli ultimi anni, siamo rimasti stupiti dalla chiara evidenza del fatto che un dialogo aperto con gli altri offre uno dei mezzi più importanti per creare qualche tipo di ordine in questa esperienza. In particolare, abbiamo visto che la comunicazione con gli altri ha tanto aiutato parecchie persone ad accettare le loro voci, dopo di che la loro fiducia in se stesse è migliorata assai, liberandole dal loro isolamento e riaffermando il loro senso di appartenenza all’am-biente che le circonda.

Sfortunatamente, le persone che odono voci si accorgono troppo spesso che famiglie ed amici sono imbarazzati ed impauriti nell’ascoltare le loro esperienze e che può rivelarsi impossibile trovare qualcuno che sia veramente e sinceramente interessato a ciò che le voci hanno da dire. Il fenomeno è del resto così straor-dinario, che, anche quando vi fosse qualcuno disposto ad ascoltare, è molto difficile che abbia familiarità con simili esperienze. La comunicazione reciproca fra le persone che odono voci è una
soluzione pratica a questi problemi; lo scambiarsi esperienze simili, usando un linguaggio comune, fornisce un’opportunità reale per tutti coloro che sono interessati a condividerle e ad imparare. Questo è un argomento estremamente importante ed abbiamo dedicato l’intero capitolo ai risultati positivi di questo tipo di comunicazione, così come ci sono stati riportati dalle persone che odono voci. I benefici essenziali del discutere insieme l’esperienza delle voci possono essere sintetizzati come segue:

1. più chiaro riconoscimento di certe regolarità;

2. riduzione dell’ansia;

3. scoperta di prospettive teoriche alternative;

4. migliore accettazione delle voci;

5. più chiaro riconoscimento del significato delle voci;

6. apprezzamento di aspetti potenzialmente positivi;

7. migliore strutturazione del contatto con le voci;

8. più efficace uso di medicinali;

9. maggior tolleranza e migliore comprensione all

10. crescita personale.


1. Riconoscere le regolarità.

Le persone che odono voci dicono che è molto importante essere capaci di discutere con le voci più o meno nello stesso modo in cui uno può parlare, per esempio, con dei parenti sgraditi. Con questo metodo, è possibile imparare a riconoscere i loro giochi ed i loro trucchi, così come anche il loro aspetto più piacevole, indi-viduando delle regolarità che sono specifiche di determinate situa-zioni. Questa conoscenza può aiutare l’uditore ad essere preparato meglio per qualsiasi successivo manifestarsi delle voci. Una donna di 35 anni, regolarmente ricoverata in ospedale psichiatrico, fece questo commento:

Le domande che la gente mi poneva mi facevano riflettere sulle voci che udivo, cosa che non avevo mai fatto veramente prima. Fui sorpresa di scoprire una certa regolarità: ogni volta che pensavo in maniera negativa, mi trovavo ad udire una voce negativa.


2. Ridurre l’ansia

La maggior parte delle persone che odono voci immaginano all’inizio di essere le sole a farlo. Ciò, di per sé, può rendere quest’esperienza ansiogena e spiacevole e spesso produce dei sen-timenti di vergogna, o anche la paura d’impazzire. Un buon esem-pio di riduzione dell’ansia ci fu offerto da un uomo di 36 anni che parlò alla prima conferenza. Aveva udito per la prima volta le voci all’età di 20 anni circa e lo avevano spaventato terribilmente. Sei mesi dopo la conferenza, perse il suo lavoro e fu stupito di trovarsi a ricominciare ad udire voci di nuovo. Questa volta tuttavia, la cosa non lo disturbò particolarmente, né la trovò sorprendente: la con-ferenza gli aveva dato la confortante consapevolezza che non era il solo che udiva voci e questo l’aiutò enormemente.

L’ansia porta spesso ad evitare situazioni che potrebbero far scattare il fenomeno di udire voci e questi tentativi di evitamento bloccano seriamente lo sviluppo del sé. Così, alcuni uditori di voci non fanno più niente per andare ad una festa, guidare una mac-china, o anche entrare in un grande magazzino. Un grado simile di ansia riduce severamente la libertà di movimento e le strategie di evitamento sembrano sempre e soltanto esacerbare il problema. Una donna ci disse:

Nel momento in cui le voci scompaiono, io inizio a preoccuparmi del fatto che ritorneranno

Questa donna ora ha contatti telefonici regolari con un altro uditore di voci, i quali la incoraggiano a vincere le sue paure. Questo incoraggiamento, proveniente da qualcuno che ha una certa familiarità con la sua esperienza, la rende capace di rompere il circolo vizioso di ansia e paura.


3. Trovare una prospettiva teorica.

Così come i professionisti di questo settore, anche gli stessi uditori di voci cercano una spiegazione teorica che renda conto
dell’esistenza delle loro voci. Una donna di 50 anni, che iniziò a udire voci 5 anni fa, ci disse:

Dopo che mio figlio morì, iniziai a sentire questa voce. Ma cosa se ne fa uno di questi messaggi? Io pensai che altre persone con esperienze simili potessero aiutarmi ed iniziai a cercarle, ma all’inizio la mia ricerca fu infruttuosa. Alla conferenza incontrai persone di Pathwork (cap. 7), un movimento spirituale basato sulle lezioni del medium Eva Pierrakos. Queste persone mi dissero di leggere i suoi libri ed io lo feci. Riuscii a riconoscere una buona parte di me in queste letture che adesso mi aiutano a tirare avanti.

L’esperienza personale può essere di grandissimo aiuto nell’of-frire suggerimenti agli altri. Per esempio, in una conversazione con una donna che udiva voci anche lei, il Signor X disse:

Sono stato diagnosticato come schizofrenico e sento delle voci. Perché mi fanno così male?

La donna rispose chiedendo:

Quand’è che senti così male?

Lui le disse che accadeva principalmente quando si trovava circondato da un gran numero di persone sole in spazi larghi, come, per esempio, in un grande magazzino. La donna lo aiutò a capire che egli tendeva ad assorbire su di sé il dolore delle altre persone. Benché ella non potesse insegnargli un modo per essere immune da questo dolore, fu comunque capace di suggerirgli esercizi che lo aiutavano ad attivare dei metodi per chiudersi fuori e fu così che tagliò fuori anche il dolore. Imparare a chiudersi fuori e conseguentemente, poi, a riaprirsi, è una tecnica di tipo parapsicologico: un po’ come tracciare i confini del proprio Io. Il Signor X riferì che la spiegazione della donna rendeva bene il senso della sua situazione.

Potremmo notare di passaggio che non si deve presupporre che
tutti i suggerimenti offerti da persone che odono voci saranno automaticamente plausibili. Alcune persone ci hanno detto che i suggerimenti ricevuti li hanno portati a incontrare difficoltà anche più grandi. Le nostre indagini e le interviste fatte hanno suggerito per esempio che partecipare a incontri centrati sul paranormale, tipo sedute spiritiche, talvolta può confondere anche di più chi ode voci da poco tempo. Altri addirittura hanno parlato di come un aiuto pieno di buone intenzioni, nella forma di una restrizione nel reparto d’isolamento di un ospedale psichiatrico, sia stato il pre-cursore dell’evento di udire le voci, o anche abbia fatto sì che le voci siano divenute ancor più aggressive, anziché dare la protezione che intendeva offrire. Parlando in generale, si deve essere sempre cauti con i consigli o le spiegazioni che costituiscono convinzioni pura-mente personali e non lasciano spazio ad ogni altra interpretazione possibile. È più importante essere pienamente consapevoli dell’am-pia varietà di situazioni e di circostanze individuali. Il consiglio meno rischioso è tendenzialmente quello che può servire ad incre-mentare l’influenza dell’individuo sulle sue voci, piuttosto che intensificarne l’impotenza. Le parole chiave sono «conoscenza di sè» ed «autodeterminazione»


4. Accettazione

Una donna di 38 anni ci disse:

Quando parlavo con gli altri delle loro esperienze con le voci, capivo che potevo affrontare meglio le mie riconoscendo la loro esistenza piut-tosto che negandola. Ho smesso di combattere le voci. Non posso ancora dire che sono contenta di loro, ma il risultato è che la mia vita è diventata più facile da vivere.

Nel processo di sviluppo del proprio punto di vista personale e dell’autoresponsabilizzazione, il primo gradino essenziale è l’ac-cettazione delle voci come appartenenti a se stessi. Questa è la cosa più importante e anche uno degli ostacoli più difficili da superare.



5. Riconoscere il significato

Una giovane donna ci raccontò di parecchi casi nei quali lei aveva detto a voce alta ciò che suo marito stava pensando. Ciò non era sempre particolarmente degno di nota, data l’intima conoscenza reciproca dei loro modi e delle loro abitudini, ma qualche volta era accaduto anche nell’assenza di qualsiasi aperta indicazione di quello che lui poteva pensare. Questa cosa irritava il marito, che però non lasciò mai trasparire il suo fastidio. Sua moglie si trovò quindi a raccogliere questa sua rabbia; la voce che udiva la intensificò e le disse che suo marito l’avrebbe uccisa. Di conseguenza, lei cominciò ad aver paura di lui, proprio a causa di questa confusione. Nel caso di questa donna, le voci esprimevano ciò che lei stessa stava provando: l’aggressività era infatti un problema particolare nella sua relazione e qualche cosa di cui lei aveva paura.

Quando, come in questo caso, le voci forniscono spontanea-mente informazioni, la sfida portata dalla loro presenza è spesso meno significativa rispetto ai problemi di relazione che esse cau-sano e che sono riflessi o echeggiati dalla loro presenza. In circo-stanze come questa, in cui la voce rivela informazioni sulla sensi-bilità di chi la ode, sarebbe particolarmente fruttuoso discutere la natura di questi messaggi. Quest’approccio è descritto più ampia-mente nel paragrafo intitolato Analisi funzionale nel cap. 9.


6. Aspetti positivi

Quando le persone sentono voci che sono veramente maliziose, che ridicolizzano o sminuiscono gli altri, o anche abusano di chi le ode fino a condurlo ad atti autolesionistici, può essere comprensi-bilmente difficile persuaderle ad accettare l’esistenza di una dimen-sione positiva ed utile di questa esperienza. Il contatto con gli altri può portare alla sorprendente scoperta che in effetti esistono delle voci positive e quindi a capire che possono presentarsi o essere rintracciate, ma solo come risultato di un’adeguata accettazione, da parte di chi le ode, della sua parte negativa personale. Un esempio ci venne da una donna di 40 anni:

Attraverso la comunicazione con gli altri dovetti imparare ad accettare che c’erano sia parti positive che negative dentro di me. È molto difficile da spiegare, ma, accettando la mia parte negativa, io posso dedicare più attenzione alla mia parte positiva. Posso imparare ad aver cura di me stessa.


7. Strutturare il contatto

Una donna di 28 anni, che originariamente udiva voci per tutto quanto il giorno, fece questo commento:

Ho fatto un accordo con le mie voci che prevede che terrò le mie sere libere per loro. Non sono disponibile per nessun altro dopo le 8 di sera. Ho chiesto ai miei amici di non chiamarmi dopo quell’ora. Mio marito, fortunatamente, accetta questa sistemazione delle cose. Il vantaggio di questo metodo è che le voci raramente diventano dure da reggere durante il giorno ed io posso vivere molto meglio.

L’imposizione di questo tipo di struttura nella relazione con le voci può aiutare a minimizzare i sentimenti ricorrenti di impotenza. Può essere di estremo valore nell’aiutare le persone a vedere che sono capaci di definire dei loro propri limiti e di evitare un’intru-sione eccessiva delle voci nella loro vita.


8. Più efficace uso dei medicinali

Condividere queste esperienze consente di arrivare anche a sapere che farmaci stanno usando gli altri, quanto siano utili e quali possono essere i loro effetti collaterali. E' importante, per esempio, sapere se un particolare medicinale sia risultato utile nel ridurre il fenomeno o nel diminuire l’ansia e la confusione che vi sono associate. Possono essere fatte delle domande e valutate le risposte in un modo che non sarebbe possibile in una discussione con dei medici, in cui le opinioni tendono a diventare inutilmente polariz-zate, con entrambe le parti impegnate a dipingere la situazione in bianco e nero, quando dovrebbero invece comprendere che efficacia e accettabilità di qualsiasi medicinale prescritto, sono questioni
di esperienza individuale. Una giovane donna, che ancora riceve un trattamento di mantenimento, disse:

Alcune volte prendevo dei neurolettici, ma poi scelsi di smettere di prenderli perché mi sentivo come uno zombie. Non potevo più nemmeno leggere un libro. Uso ancora medicine, ma in questo periodo si tratta piuttosto di una dose di mantenimento, con molti meno effetti collaterali. Quando le voci minacciano di prendere il sopravvento, incremento tem-poraneamente la dose.


9. Comprensione familiare

Una donna di 30 anni disse:

Un risultato della conferenza fu che sia i miei genitori che mio marito arrivarono ad accettare le mie voci e questo rese la mia vita molto più facile. Anche la mia vita sociale è migliorata, perché la gente intorno a me comprende ora che qualche volta, per via delle voci, non sono aperta alla comunicazione con gli altri. La mia famiglia ora mi è più d’aiuto e mi accetta più prontamente quando mi comporto in modo diverso.


10. Crescita personale

Quasi tutte le persone che odono voci e che hanno imparato ad adeguarsi a questa esperienza, riferiscono che, a guardare indietro, il processo ha in fondo contribuito alla loro crescita personale. La crescita personale può essere definita come il riconoscimento di ciò di cui uno ha bisogno al fine di condurre una vita realizzata ed anche come la conoscenza di un modo per raggiungere questo fine; forse il tutto potrebbe essere chiamato processo di emancipazione.

La Signora X fornisce un buon esempio. Iniziò a sentire delle voci nel 1980, all’età di 26 anni. Viveva allora coi suoi genitori, usciva raramente ed era estremamente dipendente. Dopo uno dei suoi numerosi tentativi di suicidio, fu ammessa in un ospedale psichiatrico; entro 24 ore iniziò a udire voci che velocemente iniziarono a dominarla, proibendole, per esempio, di mangiare, bere e dormire. Tuttavia, sei mesi dopo, la situazione cambiò

completamente; era giunta alla decisione di diventare indipen-dente. A quel punto le voci divennero un’influenza utile, sostenen-dola in quella che poteva essere considerata una crisi d’identità. Le dettero una maggiore consapevolezza interiore e la resero capace di sperimentare la sua vita più profondamente. Quattro mesi più tardi lasciò l’ospedale e cominciò a vivere indipendentemente, studiando e lavorando.

Noi incontrammo questa donna nel 1987, allorché la intervi-stammo come possibile relatore per la nostra prima conferenza. La incontrammo in una fase in cui stava portando avanti una cura di mantenimento e non poteva ancora lavorare. Ci disse che in tre circostanze aveva udito voci, ma pensava di trovarsi meglio con loro se le ignorava. Nel corso delle nostre interviste e delle conversa-zioni con altri uditori di voci, lei cominciò a riconsiderare questa sua modalità ed a porsi nuove domande sulle sue voci. Dopo la conferenza, divenne un membro attivo della Fondazione Reso-nance e lavorò al servizio di aiuto telefonico per persone in diffi-coltà con le voci. Quando avemmo occasione di parlare di nuovo con lei più avanti in quell’anno, il suo atteggiamento verso le voci era cambiato significativamente:

Ho imparato a considerarle come un segnale d’avvertimento; nel momento in cui si materializzano, so che le cose andranno male per me e che devo stare in guardia.

L’anno precedente si era innamorata appassionatamete di un uomo che la contraccambiava in pieno. La Signora X aveva allora iniziato a sentire la voce del suo amico che si rivolgeva a lei in termini insolenti ed offensivi. Questa volta non era stata som-mersa dal panico, ma era rimasta abbastanza lucida da evitare l’errore di confondere la voce che sentiva con quella della per-sona reale; ne aveva parlato con il suo compagno, chiedendogli se avesse mai formulato simili pensieri nei suoi confronti e lui potè rassicurarla che non era mai accaduto. Confrontandosi con lui, riuscì ad ottenere una maggiore consapevolezza interiore dei suoi problemi:

C’è una parte di me che non riesce ad accettare che le persone siano carine con me e che vuole distruggermi.

Arrivò a capire che le sue voci, quando apparivano, erano parte di una sua paranoia, nella quale lei immaginava che qual-cuno stava parlando di lei e questo fino al punto che, se vedeva qualcuno ridere alla televisione, sentiva di essere lei stessa l’og-getto del ridicolo. Quando questo accade oggi, lei semplicemente spenge la televisione. Con l’aiuto delle sue numerose attività, la Signora X ha fatto in modo di lasciarsi dietro le sue voci. Adesso riesce ad affrontare molto meglio le sue emozioni, che prima erano, di solito, estremamente volubili e può entrare in contatto con le sue difficoltà. Rimane ancora estremamente sensibile, sin-tonizzandosi, ad esempio, immediatamente sui sentimenti degli altri, ma non scoppia più a piangere al primo segnale di un qualsiasi allarme. La Signora X ha notato che le sue abilità come consulente telefonica sono migliorate decisamente e adesso sta considerando di metter su un gruppo di studio. E' anche riuscita a trovare un corso d’addestramento per conduttori di gruppi di auto-aiuto. E stupita dalla scoperta del suo potenziale ed ha imparato gradualmente ad aver fiducia nei suoi giudizi personali. Adesso sta di nuovo lavorando, ma al tempo stesso si tiene occupata nell’acquisire ulteriori qualifiche e dice che si sente meglio di quanto non sia mai stata. Ha cominciato a parlare dell’udire voci con coloro che le stanno intorno. Distribuì ai suoi amici copie della relazione letta alla conferenza, che contenevano la sua storia e ne regalò una copia a sua madre per il suo compleanno. Prova anche a parlarne con suo padre, cosa che commenta così:

la conversazione non deve limitarsi alla sua passione per il football.


Svantaggi

Comunicare la propria esperienza di udire voci naturalmente ha i suoi svantaggi.

Esporsi in questo modo può farti sentire molto vulnerabile. Ti senti come se appendessi fuori dei panni sporchi.

Alcuni uditori incontrano grandi difficoltà nell’aprirsi agli altri riguardo alle proprie esperienze, però molti lo trovano in qualche modo più facile se lo fanno tra di loro. In particolare, coloro che non sono mai stati pazienti psichiatrici, hanno davvero bisogno di coraggio per un faccia a faccia con un mondo che molto spesso li chiamerà pazzi quando parlano delle loro vite. Per chi si trova in questa situazione, può esser difficile accorgersi di ciò che si può guadagnare nell’aprirsi e spesso l’unico motivo che spinge a farlo èquello di aiutare altre persone che sono incapaci di fronteggiare le loro proprie voci. Un altro possibile inconveniente del rivelare la propria esperienza di uditore di voci, è che le voci possono occa-sionalmente diventare ancor più intense, sia pur temporaneamente. Una donna di 30 anni ci disse:

Ogni volta che mi trovo a parlare delle voci che sento, la notte stessa loro diventano più attive. Ma anche così, i vantaggi sono molto più grandi.


Conclusioni

Abbiamo visto molti esempi che confermano che il condividere l’esperienza delle voci è estremamente utile al processo necessario di accettazione e riconciliazione. Coloro che hanno imparato dei modi per rapportarsi alle loro voci testimoniano che, quali che siano gli inconvenienti, gli effetti positivi superano gli svantaggi.

Naturalmente, per certe persone, le cui vite sono divenute intollerabili per via delle voci, sarà molto difficile dire, filosoficamente: è solo una cosa temporanea; oppure cominciare a dar forma ad una relazione accettabile con loro, o anche a vedere chiaramente davanti a sé. Quando l’ansia è particolarmente acuta, nessuna di queste vie sembra percorribile. Le tecniche di gestione dell’ansia (cap. 10) possono essere una soluzione in questi casi.

Coloro che riescono ad affrontare bene questa esperienza riferiscono che è indispensabile trattare le voci come una terza

parte ed imparare a dire « No », come uno farebbe con qualsiasi suggestione estranea.

Imparare a far fronte a questo fenomeno è un complesso procedimento interiore che non può essere portato a termine senza aiuti. Chi ode voci deve trovare l’opportunità di parlarne, scam-biare la sua esperienza ed anche lamentarsene, per diventare più forte interiormente.


Riferimenti bibliografici

Chamberlin, J. (1988), On Our Own: patient-controlled alterna-tives to the Mental Health System; MIND, London.Strauss, [trad. it : Judi Chamberlin : Da noi stessi - un contributo per l'auto-aiuto ; edit. Aldo Primerano, Roma 1990]

J.S.; Estroff., S.E. (1989); Foreword in: Schizophrenia Bulletin, vol. 15, no. 2, pp. 17-18.

Romme, M.; Escher, 5. (1989); Hearing Voices; Schizophrenia Bulletin, voi. 15, no. 2, pp. 209-216.