No!Pazzia interattiva

La 180 rivista e stravolta - Il Governo privatizza il Tso e snobba il parlamento

Articoli / Notizie di attualità (area pazzia)
Inviato da A8dmin di 03 Lug 2004 - 05:24 AM

Con una circolare interna stato - regioni, il governo "privatizza il Tso e snobba il parlamento". La protesta di Psichiatria democratica
Da "Il Manifesto" di martedì 29 giugno,ricopiamo identico l'articolo di Cinzia Gubbini "La 180 rivista e stravolta"; di seguito anche il brano originale di Rocco Canosa su www.psichiatriademocratica.com:

In un documento inviato alle regioni le nuove linee guida governative per
riformare la legge Basaglia. Emilio Lupo (Pd): «Manovra oscura e gravissima»
 CINZIA GUBBINI
 ROMA
 Per ora è solo una proposta. Ma avanzata in modo talmente anomalo e dal
contenuto talmente controverso, da mettere in allarme la Società italiana di
psichiatria democratica, che si è imbattuta nel documento quasi per caso. E
che ora denuncia il tentativo di stravolgere la legge Basaglia (180 del 1978)
senza passare per il «via» degli organi parlamentari. Questi i fatti: la
Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato e le regioni ha inviato il
19 maggio scorso a tutti i presidenti regionali un documento contenente le
«linee guida» per l'accertamento e il trattamento sanitario obbligatorio
(Tso). «Seguirà la convocazione di una riunione tecnica», conclude il
documento. Un incontro che - a quanto si è riusciti a capire - non c'è ancora
stato. Occorre andare a tentoni in questa strana storia: perché mai nel 2004
arriva un documento che interpreta una legge del `78? E perché mai non ne
sono stati informati gli organi che stanno esaminando (e per il momento
accantonato) il disegno di legge di riforma della Basaglia, la cosiddetta
Burani-Procaccini, a partire dalla Commissione affari sociali della camera?

 Psichiatria democratica non ha dubbi: «Il governo ci riprova con la
controriforma psichiatrica», si legge nel documento che definisce le linee
guida «di eccezionale gravità». In effetti, scorrendo i cinque punti di cui è
composta la proposta di governo, si incappa in alcuni elementi
straordinariamente simili al testo Burani-Procaccini. A partire dai due
elementi chiave: da un lato la medicalizzazione della malattia psichica,
dall'altro il rilancio delle strutture private in cui operare il trattamento
sanitario obbligatorio (tso).

 Le novità partono già dall'accertamento sanitario obbligatorio che potrà
essere attuato anche quando il paziente decide unilateralmente di
interrompere il programma terapeutico determinando una «prevedibile
riacutizzazione del problema», secondo un approccio vagamente biologico alla
malattia. Oltretutto l'accertamento può scattare anche se il soggetto si
rifiuta di presentarsi presso il servizio pubblico, «un'illegalità enorme che
viola la libertà personale», commenta il presidente di Psichiatria
democratica, Rocco Canosa.

 Incredibile, poi, la rilettura dell'articolo 34 della legge 833 del `78
(quella che recepì la legge 180). L'articolo in questione dice che il tso può
essere effettuato solo se i trattamenti non vengono accettati dal paziente e
qualora siano falliti tutti gli interventi extraospedalieri che avrebbero
potuto evitarlo. Le linee guida stravolgono il concetto: se il paziente
rifiuta le cure ma è possibile adottare misure extraospedaliere, allora
ricorrono i termini per un tso. «Un bizantinismo stupefacente, ma drammatico
per la libertà della persona», commenta ancora Canosa. E che oltretutto
introduce queste fantomatiche «strutture extraospedaliere» (la legge vigente
stabilisce che il tso si può operare soltanto in ospedale o a casa del
malato) di cui non si capisce la natura e che ricordanole strutture private e
pubbliche di cui si parla nel testo Burani-Procaccini. Il tentativo di
delegare la questione psichiatrica a chi se ne vuole occupare senza
rilanciare capillarmente l'offerta di servizi, d'altronde, è evidente anche
nel punto che va sotto il titolo «libertà di scelta». Se la regione di
appartenenza non offre le prestazione, infatti, sarà possibile usufruire
della cura presso «servizi pubblici e privati accreditati sul territorio
nazionale». Assicurando una scappatoia a tutte quelle Asl che non si
attrezzano per la cura della malattia psichica.

 Infine, ma non per ordine di importanza, va evidenziato il nuovo ruolo
riconosciuto al tutore delle persone interdette che, di punto in bianco, ha
il potere di «chiedere al giudice tutelare la collocazione dell'infermo di
mente in una struttura extraospedaliera in cui proseguire il tso». La legge
vigente è chiara: il proseguimento del tso può essere deciso solo dal medico;
per non tornare sul fatto che il tso non può essere operato fuori
dall'ospedale. «Insomma - commenta il segretario nazionale di Psichiatria
democratica, Emilio Lupo - al primo posto viene messo l'obbligo della cura,
piuttosto che l'obbligo di prendersi cura». Ora la palla passa alle regioni
che dovranno esaminare le linee guida e a cui Psichiatria democratica lancia
l'appello di bloccare una modifica della 180 che bypassa un sano e
democratico dibattito.
FINE articolo di Cinzia Gubbini

----------------

ECCO L'ARTICOLO DI ROCCO CANOSA (ricopiato da www.psichiatriademocratica.com)
IL GOVERNO CI RIPROVA CON LA CONTRORIFORMA PSICHIATRICA, ma sulla sua strada trova sempre Psichiatria Democratica che ancora una volta grida NO !

Il 19 maggio 2004 la Segreteria della Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie Autonome inviava a tutti i Presidenti delle Regioni un documento recante "Linee guida sull'applicazione di accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per la malattia mentale ai sensi degli articoli 34 e 35 della legge 23 dicembre 1978, n. 833".

Psichiatria Democratica (P.D.) ritiene che questo documento sia di eccezionale gravità, per i seguenti motivi:

1. Lo strumento dell'Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) può essere utilizzato dallo psichiatra - secondo le suddette linee- guida- anche quando si verifica "il rifiuto del soggetto interessato a recarsi presso il Servizio?, laddove si sia realizzata un'interruzione non concordata del programma terapeutico e ciò possa determinare una prevedibile riacutizzazione o ricaduta sintomatologica". A quali strumenti , ci chiediamo, ci si affiderebbe perchè si possa determinare la "prevedibile riacutizzazione" :secondo quali parametri? con quali certezze?.

2. Basterebbe, inoltre, che il paziente si rifiuti di recarsi al servizio, per costringerlo a sottoporsi obbligatoriamente all'accertamento sanitario: un'illegalità enorme, che non necessita di commento, poiché è in gioco la libertà personale.

3. E' previsto che "il TSO extraospedaliero possa realizzarsi presso strutture semiresidenziali o residenziali afferenti al Dipartimento di Salute Mentale". Siamo di fronte all'ignoranza ( da ignoro) delle più elementari regole di applicazione di una legge e delle funzioni svolte dalle strutture di un DSM. Possono mai essere trattati i pazienti acuti (per definizione quelli in TSO) in strutture deputate alla riabilitazione, come sono appunto quelle residenziali e semiresidenziali? Come può una struttura semiresidenziale, che è attiva solo di giorno, trattare un paziente in TSO che necessita di cure 24 ore su 24?

4. La legge vigente parla, inoltre, dell'impossibilità "di adottare tempestive e idonee misure sanitarie extraospedaliere" per effettuare un TSO, laddove le suddette misure sono considerate come trattamento volontario. Con un'acrobazia lessicale, che, di fatto, stravolge lo spirito della legge, si fa coincidere la possibilità di adottare le suddette misure con "gli estremi per il TSO extraospedaliero": bizantinismo stupefacente, ma drammatico per la libertà della persona.

5. Le "Linee guida" prevedono: "Nei casi di interdicendo o di interdetto, il tutore, sentiti i curanti, può chiedere al giudice tutelare la collocazione dell'infermo di mente in una struttura extraospedaliera in cui proseguire il TSO". Il tutore, per legge, non può farlo, poiché solo il medico può proporre la prosecuzione del TSO, ma non in una struttura extraospedaliera, per giunta. A questo proposito P.D. rileva una intrinseca quanto stridente contraddittorietà tra queste indicazioni governative e il trend legislativo espresso dalla legge 6/2004 (quella sull'amministratore di sostegno) che ha iniziato a valorizzare anche per i soggetti con forti problemi di tipo psichico (gli interdicendi e gli inabilitandi) le loro capacità cognitive e volitive allorché ha introdotto disposizioni che comportano il loro "coinvolgimento" in quanto beneficiari dell'amministratore di sostegno sulle modalità di "tutela" da accordare loro.

6. E' previsto che laddove le prestazioni contenute nei LEA "non siano fruibili nella regione di residenza?le stesse possono essere usufruite, previa attestazione del DSM competente, presso i Servizi pubblici o privati accreditati sul territorio nazionale". Questo è in contrasto con lo spirito delle leggi vigenti nazionali e regionali in materia psichiatrica, con i due Progetti- Obiettivo "Tutela della Salute Mentale". Tutta la normativa ha sempre evidenziato l'importanza di assicurare la continuità terapeutica nel trattare il disagio là dove nasce, di sviluppare un rapporto costante con il territorio d'appartenenza, per favorire i processi d'inserimento sociale e lavorativo e per lottare contro il pregiudizio. Ciò non è possibile se si afferma la tendenza a deportare gli utenti in luoghi lontani dalla propria comunità e dai propri affetti. L'emigrazione ha già arrecato tanti danni, quella psichiatrica può causarne ancora di più.


Psichiatria Democratica denuncia, dunque, il tentativo da parte del Governo di introdurre attraverso queste assurde "linee- guida", quelle misure già contenute nella proposta di legge Burani- Procaccini, caratterizzate da aspetti pesantemente illiberali, che rilanciano le strutture della cronicità, insieme agli interessi dei privati. Una proposta, quella della parlamentare di Forza Italia, ampiamente respinta dalle associazioni di familiari, di utenti, dalla larghissima maggioranza delle società scientifiche, dagli operatori del privato sociale, criticata da molti deputati e senatori della stessa maggioranza, dall'On. Guidi e dal Ministro Sirchia.

Queste linee guida riprendono gli aspetti peggiori dell'elaborato della Burani - Procaccini: sono di un'ingenua furbizia (ci si permetta l'ossimoro). Ciò che è stato gettato dalla porta attraverso la reazione di tante persone di buon senso, si tenta scopertamente di far rientrare dalla finestra.

E', necessario, allora, che le stesse organizzazioni e gli stessi cittadini che si sono opposti alla revisione della legge 180 e che in migliaia e migliaia hanno sottoscritto, nei mesi addietro, l'appelllo di Psichiatria Democratica, insieme a tutti coloro che hanno a cuore le libertà sancite dalla nostra Costituzione, boccino con forza queste indicazioni governative palesemente contrarie ai più elementari diritti delle persone.

In un momento in cui è in discussione in sede di Comitato ristretto della Commissione Affari Sociali della Camera il testo Burani - Procaccini, la proposizione delle suddette linee- guida esprime il tentativo maldestro di aggirare le regole del processo democratico di discussione di una proposta di legge, in un'ottica preoccupante di decisionismo autoritario, che va stigmatizzato e battuto.

Psichiatria Democratica invita le Regioni, cui è diretto il documento governativo, ad assumersi la responsabilità di respingerne i contenuti, tutti protesi ad enfatizzare il potere psichiatrico e delle sue istituzioni, nello spregio della dignità e della soggettività di chi soffre.

Matera, Napoli, 23. 06. 04

Rocco Canosa, Presidente Nazionale di Psichiatria Democratica
Emilio Lupo, Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica


[il testo di psichiatria democratica (Rocco Canosa) è su
www.psichiatriademocratica.com , è qui ricopiato in coda. Non ancora reperito il testo originale ministeriale]