Continua "la malattia mentale esiste?"

Purtroppo ogni atto che si discosta dalla morale, dai costumi sociali e dalla cosidetta "umanità", apparentemente illogico, o atrocemente barbaro viene considerato come qualcosa che non ci appartiene.
Le più grandi doti artistiche di un Van gogh, Dalì, Beethowen, oppure l'atroce infanticidio di un bambino messo a rotolare in una lavatrice insieme ai calzini ed alle mutande da una madre, non viene in realtà riconosciuto come un atto spietato e crudele, o una totale disperazione, ma come una malattia,una patologia che fornisce l'alibi di un'azione tanto cruenta come l'infanticidio o tanto mirabile come una creazione artistica.
Un infanticidio? No, una malattia;
un genio? No, un pazzo.

Giorgio Antonucci ha tentato in mille maniere di descrivere cosa è la malattia mentale: una pura catalogazione di comportamenti, a cui gli si appioppa un nome di un male strano che non si sà neppure da dove arrivi e che non ha nessun riscontro eziologico.
C'è per ora solo un tipo di malattie accertato: le malattie CEREBRALI (neurologiche) non le (psichiatriche) 'malattie mentali', definizione che di per sè non vuol dire nulla.
Le malattie mentali (psichiatriche) variano, appaiono e scompaiono dal DSM ["Manuale Diagnostico Statistico", la bibbia diagnostica degli psichiatri] a seconda del periodo storico e dei costumi sociali che regolano una data società, era considerata malattia mentale l'omosessualità,in seguito cancellata dal dsm non solo per la lampante infondatezza, ma perchè molti psichiatri, uomini politici ed artisti importanti erano omosessuali.

Ma per andare sul pratico formuliamo un esempio concreto:
è gennaio, fa freddo, un uomo si spoglia al lato della strada girando a torso nudo noncurante delle basse temperature: la prima cosa che viene in mente ad un passante che lo incrocia è: "quell'uomo dev'essere pazzo!", la cosidetta pazzia serve culturalmente a definire un comportamento irrazionale o illogico a cui non riusciamo a dare una spiegazione.
Ma la spiegazione c'è sempre, per ogni situazione, per ogni comportamento apparentemente assurdo, ognuno ha le sue ragioni di agire in un dato modo.
L'uomo è quasi sempre in grado di esprimere le proprie emozioni con parole e discorsi, ma quando non ci riesce tenta qualunque strada possibile per comunicare la propria gioia, il proprio dolore o l'impotenza che lo attanaglia. Probabilmente spogliarsi può voler dire che si sente imprigionato nella propria mediocre esistenza,e che vorrebbe essere libero, oppure essendo una persona insignificante agli occhi degli altri vuol farsi notare, ma questa non è affatto una malattia, ma una difficoltà di interagire e comunicare, un puro e semplice disagio sociale o intimo.
Ciò che manca nella psichiatria,(anzi, l'unica procedura e metodologia che dovrebbe adottare per avere senso di esistere come disciplina scientifica) è proprio la preparazione di individui "addestrati" a comunicare con persone che soffrono di questi disagi, non parlo di empatia,sarebbe troppo bello e forse irrealizzabile, ma di logica nell'indagare quali sono le ragioni intime o tangibili che portano gli individui ad uscire così tanto dagli schemi comuni di espressione.
E' facile e comodo definire l'ignoto con l'appellativo di "irrazionale" è altresì faticoso e dispendioso vedere le cose effettivamente per ciò che sono.

Christian Brogi